VIOLETA PARRA, LA LIBERTÀ È UN DOLORE ASSOLUTO

VIOLETA PARRA, LA LIBERTÀ È UN DOLORE ASSOLUTO

Se vuoi combattere per cambiare il mondo devi usare armi non convenzionali, come la musica e la poesia. Così ha fatto Violeta Parra, matita e chitarra, in guerra con la vita che non risparmia nulla a nessuno, ma punisce alcuni più degli altri. La vita di una donna, scelta la musica e l’amore per il suo Cile, canta i canti dei campesinos. Non contesta. Disubbidisce. E questa disubbidienza la rende libera di non accettare compromessi, vantaggi personali, pastoie religiose e sociali.

Poeta e cantautrice autodidatta, Violeta è, dapprima per il Cile, e poi per il mondo intero, la voce dei diritti umani, gesto prima ancora che parola. Per tutta la vita cerca freneticamente di appagare la propria sete d’amore, di giustizia, di libertà. Irrequieta. e dotata di un’inesauribile vena creativa, innamorata della gente e della partecipazione sociale, è malinconica e ribelle, e deve battersi per il riconoscimento del proprio lavoro: figlia della terra dei tamburi dei gauchos delle Pampas, delle strade polverose e non asfaltate, della povertà estrema, della ricchezza ostentata, dell’oppressione della dittatura, dell’illogica allegria della vita, delle distese infinite di terra e ghiaccio, del caos più totale, dei colori più vivi, della gente che balla e sorride nonostante tutto.

Ha un fisico esile, occhi assorti, neri come la notte, severi e delicati come il volto stanco reclinato sulla chitarra. È la protagonista della rinascita della musica popolare, seme ed ispirazione di quella che sarà la Nueva Canción Chilena, il movimento culturale che, attraverso un’opera di recupero della tradizione e adattamento ai ritmi latinoamericani, con l’esplosione artistica di Victor Jara e degli Inti-Illimani userà la musica come arma politica contro le ingiustizie sociali. Violeta prende prima di tutto a cuore le battaglie dei contadini. Il solo fatto di recuperare le canzoni popolari, per difendere l’identità e l’orgoglio dei contadini cileni, ha un valore rivoluzionario ed anti-imperialista, perché la cultura del potere è infiltrata dalla decadenza e della corruzione politica degli Stati Uniti, della trasformazione del popolo da cittadini a consumatori. Una trasformazione impossibile per chi non ha lavoro, non ha acqua e luce, ed ha appena di che sfamarsi.

Profondamente inquieta, capace di passare da allegrie irresistibili a depressioni improvvise, il suo tratto più evidente è l’incredibile energia, la sua passione, la sua capacità di coinvolgere emotivamente. È una donna moderna, che si sposta continuamente per imparare e sperimentare – ed è punita con una vita sentimentale sofferta in un paese in cui domina un maschilismo arcaico che la vuole relegata alle sole attività domestiche. Il viso segnato dal vaiolo, un corpo minuto vestito semplicemente, Violeta è bella perché è una forza della natura, e perché ama con tutta sé stessa: un uomo, un’idea, la propria gente. Ed è talmente avanti che, per raggiungere l’enorme successo internazionale di cui gode, deve morire, ed a portare avanti la sua arte devono essere figli e nipoti.

Maldigo del alto cielo

Maledico del cielo alto

la stella e il suo riflesso

maledico le piastrelle

bagliori nel ruscello

maledico il suolo basso

la pietra e la sua sfera

maledico il fuoco nel forno

perché la mia anima è in lutto

maledico gli statuti

del tempo e la loro ustione

che altera il mio dolore

maledico la cordigliera

delle Ande e della costa

maledico tutta questa angusta

e sottile striscia di terra

in pace come in guerra

il cruento e il volubile

maledico i profumi e i profumieri

perché ogni voglia è morta

maledico la certezza

e la falsità con il dubbio

che mi è dato dal dolore…

maledico l’anca del mare

i porti e i golfi

perché oceanico è il dolore

maledico la luna e il paesaggio

le valli e i deserti

maledico i morti

e i vivi dal re al portaborse

all’uccello regale di piume

maledico a sangue freddo

aure e sacrestie

perché un dolore mi assale

maledico la parola amore

e la sua stregoneria

che mi provoca dolore

maledico perfino il bianco

e il nero e il giallo

vescovi e monaci

ministri e predicatori

li maledico nel canto

il fuggiasco e il prigioniero

che è dolce e chi rabbioso

pongo la mia maledizione

in greco e spagnolo

colpa di un traditore

per cui mi annienta il dolore.

Violeta Parra

*

Riposa in pace

certo – riposa in pace

e l’umidità?

e il muschio?

e il peso della lapide?

e i becchini ubriachi?

e i ladri di vasi di fiori?

e i topi che rosicchiano le bare?

e i maledetti vermi

che si infilano da tutte le parti

rendendoci impossibile la morte

o voi credete che noi

non ci rendiamo conto di niente…

stupendo dire riposa in pace

sapendo che ciò non è possibile

e solo per soddisfare la lingua

sappiate che noi ci rendiamo conto di tutto

i ragni che corrono sulle gambe

come Pedrito Lastra a ca(u)sa sua

non ci lasciano dubbi al riguardo

basta con le sciocchezze

dinanzi alla tomba spalancata

bisogna dire le cose come stanno:

voi al ristorante Scacciapene

e noi nel fondo dell’abisso.

Nicanor Parra

Al centro dell’ingiustizia

Cile confina al nord con il Perù e con il Capo Horn confina al sud. S’innalza verso oriente la cordigliera e a occidente risplende la costiera, la costiera. Al centro stanno le valli coi lor splendori dove crescono in fretta i lavoratori. Ogni famiglia conta molti bambini nella miseria vivono in case comuni, in case comuni.

Chiaro che alcuni vivono ben sistemati, ma a scapito del sangue degli sgozzati. Davanti allo stemma più arrogante l’agricoltura pone le sue domande, le sue domande. Ci vendon le patate nazioni varie mentre sono del Cile originarie; davanti alla bandiera dei tre colori pongon molti problemi i minatori, i minatori. Produce il minatore del buon denaro ma per il portafoglio dello straniero, esuberante industria dove lavorano per pochissimi soldi molte signore, molte signore, e son costrette a farlo, perché al marito non gli basta la paga del mese andato. Per non sentir la spina del dolore nella notte stellata levo un clamore, levo un clamore. Bella sembra la patria signor turista però non le han mostrato le callampitas. Mentre spendon milioni in un momento, di fame muore la gente, che è un portento, che è un portento. Molto denaro in parchi

municipali e la miseria è grande negli ospedali. Proprio nell’Alameda de las Delicias il Cile confina col centro dell’ingiustizia.

Violeta Parra

“Tornare a diciassette anni dopo aver vissuto un secolo è come decifrare i segni senza essere un saggio competente, diventare improvvisamente di nuovo fragile come un secondo, per sentire di nuovo profondamente come un bambino davanti a Dio, questo è ciò che sento in questo momento fertile. Diventa ingarbugliato, ingarbugliato, come l’edera sul muro, e germoglia, germoglia, come il muschio sulla pietra. Come il muschio sulla pietra, Oh sì, sì, sì, sì. Il mio passo indietro quando il vostro avanza, l’arco delle alleanze è penetrato nel mio nido, con tutti i suoi colori è passato nelle mie vene e anche le catene dure con cui il destino ci lega è come un diamante pregiato che illumina la mia anima serena. È un groviglio, un groviglio, come l’edera sul muro, e germoglia, germoglia, come il muschio sulla pietra. come il muschio sulla pietra, Oh sì, sì, sì, sì. Cosa può fare il sentimento conoscenza non è stata in grado di fare, né la linea d’azione più chiara né il pensiero più ampio, tutto è cambiato dal momento come un mago accondiscendente, ci allontana dolcemente dal rancore e dalla violenza, solo l’amore con la sua scienza ci rende così innocenti. Diventa ingarbugliato, ingarbugliato, come l’edera sul muro, e germoglia, germoglia, come il muschio sulla pietra. Come il muschio sulla pietra, Oh sì, sì, sì, sì. L’amore è un turbine di purezza originale, anche l’animale feroce sussurra il suo dolce trillo, ferma i pellegrini, libera i prigionieri, amore con la sua cura trasforma il vecchio in un bambino e solo affetto per i malvagi lo rende puro e sincero. Diventa ingarbugliato, ingarbugliato, come l’edera sul muro, e germoglia, germoglia, come il muschio sulla pietra. Come il muschio sulla pietra, Oh sì, sì, sì, sì. Spalancare la finestra si è aperto come per incanto, l’amore è entrato con il suo manto come un mattino caldo, al suono della sua bella sveglia ha fatto fiorire il gelsomino, volare come un serafino al cielo ha messo gli orecchini e il cherubino ha trasformato i miei anni in diciassette il cherubino li trasformò in diciassette. Si aggroviglia, si aggroviglia, come l’edera sul muro, e germoglia, germoglia, come il muschio sulla pietra. Come il muschio sulla pietra, Oh sì, sì, sì, sì.”

Sono una cilena

che non è mai andata a scuola

che preferiva il giardino

per afferrare le farfalle.

Per strada cantavo

come un povero uccello perduto […]

È mio fratello che mi ha fatto

conoscere la musica

è mio fratello che mi ha detto

bisogna lavorare l’argilla.

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